I Bambini e le Lingue

Sempre più spesso sento genitori fare commenti in linea, a conferma e a sostenimento di quanto dicono esperti, ricercatori e non solo, EPPURE…molti di questi genitori hanno convinzioni, fanno affermazioni e domande anche contraddittorie che purtroppo confermano quanto siano ancora radicate certe false credenze sull’apprendimento delle lingue già dalla tenera età.

Ma passatemi questa provocazione: sto iniziando a pensare che c’è dell’altro che ci frena, che non ci convince del tutto nell’offrire a nostro figlio questa grande opportunità di crescita…

Non ci si crede fino in fondo!

Molto interessante grazie, ma mio figlio non parla ancora l’italiano!

Studi dimostrano che l’acquisizione della seconda lingua è più immediata e facile quando inizia dalla nascita o comunque in età prescolare. Nel bambino lo sviluppo del linguaggio è strettamente legato al suo bisogno di interagire con il mondo che lo circonda. L’introduzione di una nuova lingua, quando già il bambino è in grado di comunicare con gli altri nella sua lingua madre richiede maggiore sforzo all’adulto che dovrà trovare il modo di rendere interessante e necessaria anche la seconda lingua.

Che fa un bambino che ha la fortuna di nascere in una famiglia in cui i genitori sono di diversa madrelingua, esempio mamma italiana e papa francese? Non utilizza e non ascolta la lingua di un genitore fino che non ha acquisito “bene” e in modo esaustivo la lingua dell’altro?

Grazie, ma noi abbiamo il nonno che è tedesco!

Che bello, ma non basta avere un genitore o un nonno perché il bambino impari la seconda lingua. Fred Genesee, dell’università di Montreal, sostiene che per raggiungere un bilinguismo bilanciato i bambini devono essere esposti alla seconda lingua per almeno il 30% delle ore di veglia. Una esposizione inferiore porterà alla comprensione della lingua minoritaria, ma difficilmente alla capacità di esprimersi correttamente nella seconda lingua.

Ricordiamoci che il processo di apprendimento di una lingua è lungo e graduale, quanto ha impiegato vostro figlio a parlare correttamente l’italiano?

No grazie, le lingue si imparano solo stando all’estero!

Non è detto, ci sono infatti molti genitori che parlano ai proprio figli in più lingue, diverse dalla propria madrelingua. Certo non è facile, bisogna trovare il proprio metodo la propria strategia linguistica più adatta alle proprie competenze e ai mezzi a disposizione.

No grazie, prima deve imparare bene l’italiano e poi semmai aggiungere una nuova lingua, altrimenti mischia il tutto e non ne impara nessuna bene!

Il code switching, è una fase normale e fisiologica dell’apprendimento linguistico. Nelle due lingue che il bambino vive quotidianamente non ha le stesse esperienze e situazioni, per cui per essere certo di farsi capire il bambino utilizza tutti gli strumenti che ha a disposizione, un po’ di parole in una lingua un po’ nell’altra. Man mano che il vocabolario nelle due lingue si arricchisce questa necessità di ricorrere al supporto dell’altra lingua andrà a scomparire.

Un bambino che cresce con la mamma di lingua tedesca e il papà di lingua italiana, vivrà situazioni e avrà condivisioni diverse con le due lingue in quanto con la mamma fa certe cose e con il papà delle altre. Crescendo e aumentando la condivisione emotiva e quindi linguistica, la competenza relativa crescerà e il bambino avrà in entrambe le lingue la stessa capacità espressiva.

Si, ma io voglio qualcosa che porti mio figlio a parlare la lingua, non solo a ripetere delle parole o cantare così senza sapere il senso di ciò che dice! A fare dei discorsi. E poi da solo perché l’inglese io proprio non lo so!

A tal proposito è bene ricordare che l’apprendimento di una lingua è un processo graduale e lungo, che si sviluppa nel corso degli anni, non certo in pochi mesi!

Nella scelta del metodo e del corso in cui iscrivere il proprio figlio, va fatta un’attenta valutazione di ciò che sta alla base della metodologia utilizzata e valutare la naturalezza dell’apprendimento e preferire metodi che insegnino a parlare in modo naturale al bambino esattamente come è avvenuto per l’acquisizione della sua lingua madre.

La nuova lingua deve essere vissuta quotidianamente, il bambino ci si deve emozionare, divertire, deve avere degli stimoli e delle motivazioni che devono arrivare anche dalla famiglia, che deve quindi inserirsi in questo percorso di apprendimento del figlio. Nulla accade con il semplice schiocco delle dita.

Mio figlio che segue un corso di chitarra ha degli esercizi da fare durante la settimana e io cerco di interessarmi alle sue prime strimpellate, magari suonando con lui il mio strumento; io stessa per imparare a suonare bene il flauto traverso ho dovuto studiare e fare gli esercizi tutti i giorni, anche se seguivo il corso di orientamento musicale della banda del paese e non al conservatorio; mia nipote che fa da diversi anni danza, in casa non fa che ballare, dimostrare, inventare balletti e noi la gratifichiamo o chiediamo di farci vedere qualche cosa.

Lo stesso impegno e la stessa gratificazione devono esserci per un percorso linguistico serio.

Beh devo dire che la vostra proposta linguistica è molto interessante, ma sa mio figlio fa già due sport e fa anche musica, metterci ora anche l’inglese?

A voi la risposta!

Bibliografia e letture interessanti:

  • Bilinguismo precoce ed educazione bilingue. Titone, ed Armando
  • Come favorire il bilinguismo dei bambini, Deshays, Red Edizioni
  • Crescere nel bilinguismo, Contento, Carocci editore
  • Guida per genitori di bambini bilingui, Abdelilah-Bauer, Raffaello Cortina Editore.

Articolo pubblicato in mammeancona.it

 

Mascia Calcich

Interprete e Traduttrice

Esperta in Glottodidattica Infantile

Insegnante Magica Certificata e Abilitata al Metodo delle Avventure di Hocus&Lotus

Practical Trainer del Metodo delle Avventure di Hocus&Lotus

Consulente per progetti di Bilinguismo infantile e adulto in ambito personale, famigliare, sociale, scolastico e professionale

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