La storia di Anna e Tullio e di loro figlio Paolo di 2 anni

Siamo Anna, Tullio e Pietro Paolo, 2 anni appena compiuti. Viviamo in un paesino alle porte di Roma, nella nostra grande casa di campagna, ma lavoriamo a Roma. Pietro Paolo trascorre le giornate con i nonni, la bay sitter e i cuginetti, di cui uno è praticamente il suo “gemello”.

Siamo entrambi di madrelingua italiana, ma io adoro le lingue e ho un livello di inglese abbastanza elevato, quindi abbiamo deciso di intraprendere questa avventura per cercare di offrire a nostro figlio un’opportunità in più di crescita e di sviluppo.

Anna, quanto e come hai iniziato con tuo figlio questo percorso?

Ho iniziato fin da subito, da quando Pietro Paolo ha compiuto i tre mesi, con il metodo OPOL: io parlo solo inglese e mio marito solo italiano. Nessun dubbio o difficoltà sulla scelta del metodo: è stato OPOL fin da subito e senza ripensamenti. In famiglia, nessuna difficoltà: per me è un’esperienza faticosa, non essendo madrelingua, ma molto stimolante e mio marito si è adattato perfettamente cogliendo l’opportunità di migliorare anche il suo inglese. Meno facile l’approccio con i nonni: all’inizio erano tutti molto scettici, ripetendomi che il bambino non poteva capire una lingua “non sua” o che, se io avessi insistito con l’inglese, alla fine ne avrebbe risentito la sua capacità di apprendimento dell’italiano. All’inizio, quando eravamo con loro, io parlavo un po’ inglese e un po’ italiano, sentendomi spesso in imbarazzo. Ma poi col tempo, e soprattutto con i primi risultati, ho superato ogni remora e ho continuato con OPOL anche in loro presenza, essendo ormai evidente che il bambino capisce l’inglese perfettamente. Nuove difficoltà stanno arrivando ora che lui comincia anche a dire molte parole in inglese e ovviamente i nonni non lo capiscono, con la paura per me che lui, sentendosi “non capito”, possa fare qualche passo indietro.

Fin da subito, io ho comprato libri in inglese che lui ha sempre usato con la stessa curiosità di quelli in italiano. Poi abbiamo introdotto canzoncine e storie un po’ più lunghe. E poi c’è il corso di Hocus and Lotus, con tutto il relativo materiale, che ha sicuramente avvicinato ancora di più Pietro Paolo alla lingua.

Ti ricordi quando sono arrivate le prime soddisfazioni?

Non ricordo esattamente la sua prima parola in inglese, ma mi emoziono con orgoglio ogni volta che lui cerca di esprimere concetti o frasi con parole in inglese, soprattutto ora che ripete tutto! Poi, spesso, quando vede che io non riesco a capire quello che dice in italiano, lui lo dice in inglese e viceversa. Ah…sa contare perfettamente da uno a dieci in inglese, meno facilmente lo fa in italiano!

Che tipo di ostacoli avete incontrato (culturali, familiare, scuola, amicizia) e quale è stata la reazione di tuo figlio compatibilmente alla sua età?

Sicuramente culturali: tanta gente si gira a guardarci con curiosità quando sente che io parlo in inglese con lui. Altri ostacoli arriveranno sicuramente quando comincerà l’asilo, perché, andando in una scuola pubblica di un piccolo paese, non credo saranno preparati ad un bambino bilingue.

Non ho mai notato in lui particolare entusiasmo o difficoltà rispetto all’inglese; credo piuttosto che per lui sia assolutamente normale e naturale parlare due lingue. Se poi consideriamo che la lingua minoritaria in questo caso è quella di mamma, per lui è ancora più “naturale” seguirla, secondo me.

Che cosa succede quanto la lingua inglese viene utilizzata al di fuore della vostra situazione familgiare, ad esempio in presenza di altri parlanti italiani?

All’inizio, Pietro Paolo parlava esclusivamente in italiano, anche con m e che comunque gli parlavo o gli facevo domande solo in inglese. Adesso, è lui stesso ad usare l’inglese spontaneamente quando gli va o quando non gli viene la parola in italiano e ci sono delle parole che dice SOLO in inglese. E’ comunque innegabile che l’italiano resta la lingua dominante e che in contesti extra familiari, con amici o parenti, lui predilige l’italiano.

Quale è la vostra abitudine linguistica familiare ora?

OPOL sempre più intenso, anche se quando sono stanca è davvero molto difficile. Inoltre, più lui cresce, maggiore è il mio sforzo nel cercare di usare la lingua il più correttamente possibile e di arricchire il lessico.

Consigli e suggerimenti a chi ha rinunciato, a chi ha timore, a chi non è convinto fino in fondo?

I risultati sono la spinta migliore a non mollare! Inoltre, per me è stato davvero importante il corso di Hocus perché ho trovato il supporto della magic teacher che mi ha sostenuto e mi ha spiegato tanti aspetti importanti dell’approccio con la seconda lingua.

Anna&Tullio&Paolo

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